giovedì 31 maggio 2012

Il Tatuaggio Polinesiano (Maori)


ll TA MOKO è il tradizionale tatuaggio con cui i Maori dipingono i loro volti.
I guerrieri utilizzano il moko per raccontare la propria storia: ogni segno indica un diverso avvenimento della propria storia personale. 
Il Moko rappresenta il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, acquisendo tutta la forza spirituale dei propri antenati; esso rappresenta anche il nome, il luogo di nascita e le imprese compiute dal suo possessore.  Il tatuatore, chiamato” Tohunga ta Moko “, studia la struttura facciale del futuro tatuato, dopo che, individuato il disegno, spetta agli anziani del clan di appartenenza decidere se il simbolo proposto rispetta la personalità dell’individuo. E’ proprio questo il motivo che ogni Moko è diverso dagli altri.
Le donne riportano il tradizionale segno sul mento ad indicare che sono legate ad un guerriero.

Tra i tatuaggi, il KIRITUHI è la rappresentazione più decorativa (anche se comunque intrisa di significati legati alla felce "koru" come simbolo di nascita, rinascita spirituale e rigenerazione); a differenza del tatuaggio moko tutti possono tatuarsi questa tipologia di disegni, senza offendere la cultura Maori.

Il WHAKAIRO, tatuaggio corporeo Maori, parte dalla schiena e arriva fino alle ginocchia, comprendendo natiche, genitali e cosce.
I tatuaggi dei guerrieri si distinguevano dalle spirali doppie sulle natiche e dalle cosce tatuate con motivi a linee curve tipici dell’arte Maori.
Queste linee evidenziavano la muscolatura e servivano a far apparire il guerriero più forte al fine di intimidire il nemico.

                                                 


martedì 29 maggio 2012

Il Tatuaggio in Italia

Inauguriamo il blog con la storia italiana del tattoo <3

La pratica del tatuaggio era diffusa già nell'Italia preistorica come testimonia la mummia di Oetzi, i cui resti sono stati rinvenuti nel ghiacciaio del Similaun nel 1992. Le testimonianze sull'effettiva continuità della pratica del tatuaggio sono sporadiche:gli schiavi romani venivano marchiati con le iniziali del proprio padrone o, nel caso fossero stati sorpresi a rubare, erano marchiati a fuoco sulla fronte.
I soldati romani invece, furono influenzati dalle usanze dei Britanni, con i loro corpi dipinti, e dei Traci, feroci gladiatori spesso tatuati, al punto che i legionari iniziarono tatuarsi il nome dell'Imperatore. 
Costantino nel 325 d.c. abbia proibito il tatuaggio sul viso ai cristiani di tutto l'Impero Romano perché ”deturpava ciò che era stato creato ad immagine di Dio” fa pensare che ci fosse l'abitudine da parte dei primi cristiani di marchiarsi per testimoniare la propria fede.
 Il tatuaggio venne di fatto definitivamente proibito da Papa Adriano I nel 787 durante il Concilio di Nicea e tale veto venne ribadito da successive bolle papali. Nonostante il divieto ufficiale, l'abitudine a segnare indelebilmente il corpo sopravvisse, spesso in clandestinità, sopratatutto nelle classi meno abbienti, fra i soldati e in alcuni luoghi di culto cristiani come il Santuario di Loreto. Qui, fino alla metà degli anni Cinquanta, esistevano i frati marcatori, ovvero frati che incidevano piccoli segni devozionali fra i pellegrini. I segni tatuati nel Santuario di Loreto venivano effettuati sui polsi o sulle mani ed erano simboli cristiani o soggetti “amorosi”: i primi, inizialmente molto semplici come una croce o come la rappresentazione delle stigmate, si fecero via via sempre più complessi come la stilizzazione della stessa Madonna di Loreto, simboli del proprio ordine religioso, oppure segni marinareschi poiché i marinai erano i primi difensori della costa adriatica contro gli invasori turchi. Gli attacchi dei pirati inducevano anche gli abitanti della costa a tatuarsi segni cristiani poiché, in caso di morte violenta, sarebbero stati riconosciuti come fedeli e dunque sepolti in terra consacrata; i tatuaggi a carattere “amoroso” erano invece effettuati dalle spose come promessa a Dio e augurio e contemplavano soggetti come due cuori trafitti, frasi o il simbolo dello Spirito Santo. Anche le vedove si tatuavano, in ricordo del defunto, soggetti come il teschio con le tibie incrociate, il nome del morto o la frase “memento mori”.
  Il tatuaggio riemerge dall'ombra nella seconda metà del XIX secolo, con la pubblicazione, nel 1876, del saggio L'uomo delinquente di Cesare Lombroso. Egli mette in stretta correlazione il tatuaggio e la degenerazione morale innata del delinquente: il segno tatuato è fra quelle anomalie anatomiche in grado di far riconoscere il tipo antropologico del delinquente. Il delinquente nato mostra specifiche caratteristiche antropologiche che lo avvicinano agli animali e agli uomini primitivi e l'atto di tauarsi di criminali recidivi è sintomo di una regressione allo stato primitivo e selvatico. L'uomo delinquente però è anche un catalogo approfondito di tutte le tipologie di tatuaggio che potevano essere reperite all'epoca: il saggio è ricco di descrizioni di tatuaggi e delle storie degli uomini che li portano, soldati ma suprattutto detenuti, criminali e disertori, fornendo così un ampio squarcio sulle usanze del tempo. Lombroso cataloga i tatuaggi in segno d'amore (iniziali, cuori, versi); simboli di guerra (date, armi, stemmi); segni legati al mestiere (strumenti di lavoro, strumenti musicali) animali (serpenti, cavalli, uccelli); tatuaggi di soggetto religioso (croci, Cristi, Madonne, Santi). In seguito alla diffusione delle teorie di Cesare Lombroso, il tatuaggio subisce un'ulteriore censura ed è per questo che, contrariamente ad altri paesi occidentali, non nascono studi e botteghe professionali fino alla fine degli anni '70. 
Dalla fine degli anni '60 - inizio anni '70 in poi la cultura del tatuaggio ha conosciuto una progressiva diffusione, prima nelle sottoculture giovani hippy e fra i motociclisti e poi ha conquistato lentamente ogni strato sociale e ogni fascia d'età. Fra gli anni '70 e gli anni '80 si affacciano sulla scena italiana i primi tatuatori professionisti, artisti pionieri della tattoo art in questo paese.
Ai giorni nostri questa straordinaria forma d'arte è sempre più popolare, riscontrando successo soprattutto tra i giovani. Non sono tuttavia scomparsi i pregiudizi ma sono sicura con con il tempo il tatuaggio farà parte della vita di tutti noi!